TEORIA SISTEMICO RELAZIONALE, G. Bateson
Gregory Bateson e la struttura che connette
Il fascino del pensiero di Gregory Bateson deriva da una storia di vita e di ricerca spesso difficile, alimentata da un profondo interesse per la natura ed il mondo dei viventi e da una vivace curiosità verso i processi di comunicazione e conoscenza. Ciò che lo contraddistingue è una combinazione tra attenzione al contesto relazionale e sensibilità estetica.
Nel corso della propria attività Bateson si è trovato a esplorare molteplici ambiti del sapere che spaziano dalle tribù della Nuova Guinea alle relazioni familiari patologiche, dai sistemi di informazione cibernetica all’osservazione dei delfini durante attività ludiche. Tutto ciò ha fatto sì che Bateson possa essere considerato, al contempo, biologo, antropologo, sociologo, psicologo, studioso di linguistica e di cibernetica.
Il percorso del suo pensiero può essere rappresentato come un processo crescente di ricerca: dalle prime osservazioni sulle piante e sugli animali (con la biologia e la zoologia) all’attenzione per le forme culturali (in antropologia), dalle riflessioni sulle modalità e i livelli della comunicazione (in psichiatria e cibernetica) all’interesse per l’epistemologia, dalle considerazioni sulle possibilità e i modi della conoscenza agli studi sul rapporto tra l’evoluzione e il pensiero. In questo processo, tuttavia, i livelli precedenti non vennero dimenticati, anzi furono richiamati come elementi necessari per comporre insieme una struttura di analisi sempre più estesa, come sempre più estesa divenne la domanda da cui era partito Bateson e l’oggetto su cui si interrogava, fino ad arrivare a porre attenzione ai fenomeni di interazione sociale, alle questioni ecologiche e ai problemi legati all’organizzazione e alla comunicazione del mondo del vivente, a problematiche quindi che si riferivano a un ordine più elevato di quello che aveva caratterizzato le singole discipline e i campi di conoscenza dei quali si era occupato.
Se però è vero che Bateson ha incontrato sia nelle esperienze sia nel pensiero ambiti differenti, è altrettanto vero e sopratutto significativo che egli, attraverso queste molteplici esplorazioni, abbia elaborato e trattato solo poche idee quali linee-guida del suo pensiero e fondamenti unici della sua epistemologia. Quello che Gregory aspira a delineare, infatti, è «l’operante impalcatura della vita, quella vita che, nel suo senso più ampio, abbraccia l’intero pianeta vivente nell’arco della sua evoluzione».
A questo proposito è curiosa la descrizione che la figlia di Bateson, Mary Catherine Bateson, in Come è nato ‘Angels Fear da del proprio padre: “L’immagine che molti serbano di mio padre come personaggio molteplice, dalle innumerevoli sfaccettature, mi diverte sempre molto. Mi chiedono spesso: “Di quale Bateson si parla? Del Bateson dell’antropologia?, o di quello del doppio vincolo?”, come se Gregory avesse sviluppato idee di ogni sorta che non hanno nulla a che vedere tra loro. A costo di deludere queste persone, mi sembra al contrario che mio padre abbia avuto nella sua vita solo alcune idee, ben poco numerose.”
Questa comprensione della vita e della struttura che la fonda nelle sue molteplici espressioni è stata elaborata da Bateson attraverso un travagliato percorso esistenziale, caratterizzato da incontri ed esperienze che ne hanno influenzato significativamente l’andamento.
La prospettiva ecologica: la vita e l’evoluzione del pensiero di Gregory Bateson
Gregory Bateson nacque il 9 Maggio 1904 in Inghilterra e si laureò nel 1924 in scienze naturali ma il suo interesse nei confronti delle scienze umane e sociali lo avvicinò fin da subito alla psicologia e successivamente all’antropologia sociale.
Le sue prime ricerche antropologiche furono in Indonesia, in particolare in Nuova Guinea ed a Bali. In Nuova Guinea studiò con Margaret Mead il rito Naven degli Iatmul, un rituale collettivo con il quale viene celebrata la prima azione di un certo rilievo compiuta da un giovane. Frutto di questa collaborazione è il primo saggio di Bateson: Naven (1936). Sempre in collaborazione con Margaret Mead, Bateson scrisse il saggio “Il Carattere Balinese” (1942). Entrambi i lavori si caratterizzano per essere tra i primi studi antropologi ad utilizzare strumenti fotografici e cinematografici per documentare le interazioni fra indigeni.
Nel 1936 Bateson e Margaret Mead si sposarono, divorzieranno nel 1951. Dal matrimonio nacque Mary Catherine che diventerà antropologa anch’essa, ed aiuterà il padre nelle sue ultime opere. Oltre a questi saggi, Bateson nello stesso periodo scrisse importanti articoli, tra cui: Social Structure of the Iatmul People of the Sepik River (1932-1935); Music in New Guinea (1935); e Culture Contact and Schismogenesis (1935, incluso nella raccolta Verso un’Ecologia della Mente); Age Conflicts and Radical Youth (1941); The Frustration-aggression Hypothesis and Culture (1941).
Nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti a causa della guerra, durante la quale lavorò in Estremo Oriente all’Ufficio Studi Strategici.
Successivamente andò a Palo Alto dove approfondì i suoi studi sulla comunicazione, studiando in particolare il comportamento e la comunicazione di lontre e foche in contesti di gioco. In seguito, per approfondire le ricerche sulla comunicazione e sulla classificazione dei messaggi, Bateson costituì, insieme ad altri studiosi, il gruppo di Palo Alto, dove venne sviluppato il nucleo di quella che diventerà in seguito la famosa teoria del “doppio legame”. Le osservazioni inerenti alla comunicazione familiare ed alla genesi della schizofrenia si rivelarono particolarmente fruttuose ed ispirarono numerose ricerche, che aprirono la strada alla “psicologia sistemica” e alla “terapia familiare”, dove l’oggetto di studio non era più il singolo malato ma l’intera famiglia. Lo studio antropologico del mondo psichiatrico si concretizzò con la stesura, nel 1951, con J. Ruesch del volume La Matrice Sociale della Psichiatria. Bateson dedicò alla psicologia altre opere come: l’Umorismo nella Comunicazione Umana (1953); Perceval, un Paziente Narra la Propria Psicosi, 1830-1832 (1961) ed altri numerosi articoli e conferenze.
Tuttavia, quando nel 1959 uno dei suoi collaboratori riuscì a costituire un centro permanente di studi sulla psicoterapia sistemica – il Mental Research Institute di Palo Alto -, Bateson, che era contrario ad un uso troppo “pragmatico” delle sue teorie in campo terapeutico, rifiutò di collaborarvi. Il clima di conflitto e incomprensione portò nel 1962 allo scioglimento del suo gruppo di ricerca e al distanziamento di Bateson dall’ambiente psichiatrico.
Nel 1963 Bateson, che andava orientando i suoi interessi sempre di più verso le ricerche sulla comunicazione animale, si trasferì alle Isole Vergini, nel Communication Research Institute e poi alle Isole Hawaii, presso l’Oceanic Institute per compiere ricerche sui polipi e sui delfini.
Negli anno ’70 Bateson iniziò a maturare una riflessione unitaria che traeva spunto dalle varie esperienze e idee elaborate in campo biologico, antropologico, psichiatrico, legando insieme le teorie della comunicazione, le riflessioni sui processi dell’evoluzione, la teoria dei tipi logici, i modelli cibernetici., in un ottica unitaria ed olistica. Costretto a tornare in California per difficoltà professionali, nel 1972 pubblicò Steps to an ecology of mind (rivisto dallo stesso Bateson nel 1976 con l’aiuto della figlia Margaret), il libro che aprì la strada ai primi riconoscimenti ufficiali. Altre raccolte sono Mente e Natura (1979), nella quale è esposta nel modo più compiuto la sua teoria; e Una Sacra Unità. Altri Passi Verso un’Ecologia della Mente (1997), pubblicato postumo.
Deluso dall’ambiente scientifico, nel quale il suo libro passò inosservato, si ritirò presso l’Esalen Institute. Iniziò a scrivere Dove gli Angeli Esitano. Verso un’Epistemologia del Sacro, pubblicato postumo da Mary Cathrine Bateson nel 1987. Gravemente malato, morì il 4 Luglio 1980 a San Francisco.
Il nuovo paradigma sistemico
Il gruppo di Palo Alto fu costituito negli anni ’50 da Bateson e vi collaborarono l’ingegnere chimico John Weakland, lo psicologo sociale Jay Haley e lo psichiatra William Fry, poi sostituito nel 1956 dal collega Don D. Jackson. Il gruppo era in particolare orientato allo studio della comunicazione nelle famiglie, soprattutto quelle di pazienti schizofrenici e segnò l’inizio di un interesse del pensiero psichiatrico verso i fenomeni sovra-individuali, piuttosto che verso i contenuti, che erano stati invece al centro dell’attenzione del pensiero psicoanalitico. Il gruppo di Palo Alto considerò la famiglia come totalità e non come agglomerato di individui e ciò portò alla nascita della terapia familiare come nuova modalità terapeutica, attraverso la quale le idee della cibernetica entrarono nel pensiero psichiatrico. Tutto ciò portò ad un cambiamento di paradigma in cui l’individuo e ogni gruppo sociale erano visti in relazione reciproca, come sottosistemi all’interno di sistemi contestuali diversi.
In questa prospettiva la famiglia fu descritta e studiata come un sistema cibernetico costituito da più membri in relazione gli uni con gli altri e capace di autoregolazione. Secondo questa teoria, con la retroazione negativa il sistema si corregge e ritorna allo stato originario ogni volta che viene colpito da informazioni nuove che tenderebbero invece a sbilanciarlo. Soprattutto nelle famiglie schizofreniche si osserva come il sistema sia costantemente “rigido” e quindi usi la retroazione negativa per tornare allo stato precedente. In molte di queste famiglie i membri si comportano infatti allo stesso modo a prescindere dallo stadio raggiunto dalla famiglia nel proprio ciclo di vita
La famiglia fu considerata inoltre come un sistema governato da regole precise che condizionano o stabiliscono l’ampiezza entro cui un dato comportamento può variare. La più importante regola è quella del “quid pro quo coniugale”, in base alla quale ognuno dei membri della coppia può guadagnare qualcosa dalla relazione. All’interno di questa rientrano anche le aspettative inconsce di riconoscimento e di compensazione. Alcune regole della famiglia possono avere la funzione di miti familiari e mantenere l’omeostasi della famiglia, in quanto nel momento in cui si trasgredisce a tali regole si mette in azione il meccanismo omeostatico della famiglia che la riporta all’equilibrio precedente.
Per mantenere la propria omeostasi la famiglia utilizza il membro sintomatico e ogni volta che nel sistema familiare è introdotta una nuova informazione che potrebbe aumentare la deviazione, la sintomatologia del soggetto aumenta. Tale comportamento può andare da sintomi psicosomatici a problemi psicotici. La famiglia, concentrandosi sul sintomo del membro designato, fa sì che i ruoli degli altri membri restino inalterati perché tutti gli altri problemi o conflitti familiari vengono messi da parte.
Tale concettualizzazione permise al gruppo di Palo Alto di collegare diversi tipi di sintomi mentali e fisici alle regole che governano i sistemi familiari.
La comunicazione e il doppio legame
Secondo il gruppo di Palo Alto “è impossibile non comunicare” ed è attraverso la comunicazione che si costruisce la propria rete di relazioni.
Bateson distingue in ogni atto comunicativo due livelli distinti:
- La Notizia, che riguarda il contenuto degli enunciati prodotti;
- Il Comando, che costituisce un’indicazione per l’interlocutore del modo in cui intendere le cose dette.
La comunicazione risulta così essere costituita di due parti: la comunicazione che riguarda i contenuti scambiati e la metacomunicazione, che è un comunicare sulla relazione. In questo modo la metacomunicazione fornisce un quadro di riferimento per la comunicazione. Tramite la comunicazione si definisce la relazione interpersonale e si definisce sé e l’altro.
I messaggi costituiscono una sequenza ininterrotta di stimoli, risposte e rinforzi, che danno luogo a una modalità comunicativa di cui è difficile individuare l’origine. Il flusso della comunicazione può dar luogo a conflitti in quanto gli individui tendono a linearizzare ed a segmentare arbitrariamente il processo circolare e continuo della comunicazione.
Sempre in riferimento alla comunicazione, Bateson ha sviluppato la teoria del doppio legame, una situazione paralizzante che porta alla schizofrenia, mettendo in risalto la possibilità della comunicazione di presentare simultaneamente messaggi multipli. Per esempio “un’ingiunzione primaria potrebbe essere “Non fare così altrimenti ti punirò” a cui fa seguito un’ingiunzione secondaria ad un livello più astratto e, come la prima, sostenuta da punizioni e segnali che minacciano la sopravvivenza. Di solito la comunicazione secondaria è inviata con modalità non verbali che influiscono sul contenuto verbale e può riferirsi a qualunque elemento del divieto primario, come per es. “ Non sottostare ai miei divieti” può esserne un esempio” (Bateson, 1972).
Ovviamente si tratta di relazioni in cui il destinatario del messaggio dipende da chi invia il messaggio, come ad esempio accade nella relazione madre-figlio, e non ha la possibilità e successivamente non è più in grado, di riconoscere la contraddittorietà di tali messaggi.
L’innovazione del pensiero sistemico nella psicoterapia
Pensare in termini sistemici significa dunque occuparsi dei sistemi, delle relazioni e dell’interdipendenza tra gli elementi anziché degli attributi e delle caratteristiche dei soggetti.
Nella terapia sistemica l’attenzione è posta perciò sulle relazioni che ogni individuo instaura con l’ambiente esterno e con gli altri.
In considerazione di ciò, i disturbi psicologici acquisiscono una funzione precisa, e quindi un significato, all’interno del sistema relazionale in cui emergono ed in particolare all’interno della famiglia, considerata sistema di riferimento principale nell’esperienza emotiva di un individuo.
Per la terapia sistemica la patologia del singolo è l’espressione di un disagio dell’intero sistema familiare in un determinato momento del ciclo di vita: il soggetto portatore del disturbo è il “paziente designato”, il membro del sistema-famiglia che esprime, segnala e si fa carico del cattivo funzionamento del sistema, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni.
Il sintomo ed il disagio manifestato da un singolo membro del gruppo familiare possiedono una loro specifica funzione e significato all’interno delle relazioni e degli equilibri familiari esistenti.
La terapia sistemica ha come oggetto del suo intervento in particolare le alleanze, le gerarchie i ruoli e le modalità comunicative .
Il principale obiettivo di ogni psicoterapia è quello di alleviare e risolvere lo stato di sofferenza del nucleo familiare, così come quello di ciascuno dei suoi singoli membri.